Nuovi limiti alla tutela del Whistleblower: un’analisi della sentenza della Cassazione
La recente sentenza della Corte di Cassazione del 27 giugno 2024, n. 17715, ha apportato significativi chiarimenti sulle tutele applicabili ai whistleblower, delineando confini più netti riguardo alle modalità con cui le segnalazioni devono essere effettuate. Questo articolo analizza i punti salienti della sentenza, evidenziando le implicazioni per i dipendenti pubblici e privati che intendono denunciare illeciti.
Il caso di studio: la dirigente dell’Istituto Nazionale di Vulcanologia e Geologia
Il caso che ha portato alla sentenza riguarda il licenziamento per giusta causa di una dirigente dell’Istituto Nazionale di Vulcanologia e Geologia (INGV). La dirigente aveva accusato un collega di comportamenti illeciti, chiedendo l’avvio di un procedimento disciplinare. Tuttavia, la segnalazione non era stata inoltrata secondo le modalità previste dal piano triennale anti-corruzione dell’ente e, soprattutto, non era supportata da prove concrete. L’ente, dopo aver esaminato la relazione del responsabile anti-corruzione, non trovava irregolarità e avviava un procedimento disciplinare contro la dirigente per uso improprio del whistleblowing e altre condotte denigratorie.
La condotta illecita e la decisione della Corte Territoriale
La dirigente era anche accusata di aver registrato di nascosto una conversazione con un collaboratore dell’istituto e di averne divulgato stralci sui social network, con l’intento di denigrare l’ente. La Corte territoriale considerava queste azioni sufficienti a ledere irreparabilmente il vincolo fiduciario tra la dirigente e l’istituto, giustificando così il licenziamento. La non episodicità delle condotte e la deliberata scelta di bypassare il canale interno di segnalazione accentuavano la gravità della situazione.
La conferma della Cassazione
La Cassazione ha confermato la decisione della Corte territoriale, sottolineando l’illiceità della condotta della dirigente. La Corte ha ribadito che le registrazioni di conversazioni possono essere utilizzate solo se necessarie a tutelare un diritto dell’interessato, cosa non dimostrata in questo caso. Inoltre, la divulgazione sui social network ha aggravato la situazione, evidenziando l’intento di gettare discredito sull’istituto e sui suoi dipendenti.
I limiti della tutela del Whistleblower
La sentenza della Cassazione chiarisce che le tutele previste per i whistleblower non possono essere estese indiscriminatamente. La legge protegge il segnalante solo se la segnalazione riguarda fatti appresi nello svolgimento dell’attività lavorativa e non persegue interessi personali. I dipendenti non sono autorizzati a compiere autonomi atti di indagine, che assumerebbero un carattere poliziesco, violando i limiti posti dalla legge.
La segnalazione corretta
Il whistleblowing è uno strumento potente ma da usare con estrema attenzione. La segnalazione deve essere fondata su fatti veri e circostanze acquisite nell’ambito lavorativo, rispettando rigorosi canoni formali e procedurali. Eventuali violazioni delle procedure possono indicare un uso strumentale dell’istituto, esponendo il segnalante a rischi disciplinari, penali e civili. La tutela legale del whistleblower ha infatti limiti precisi: segnalazioni dolose o gravemente colpose possono portare a responsabilità legali per il segnalante.